Il cocciopesto e la terracotta nella vinificazione.

Il cocciopesto e la terracotta nella vinificazione. L’anfora che sostituisce la barrique.

“Materiali antichi in architettura e loro impiego in alcuni processi di vinificazione”. E´ questo il titolo dell´incontro che si è svolto nella suggestiva location dello Chalet Fontana. Clicca qui per approfondimenti
Promosso da “Di che cibo 6?” e dall´Associazione “Consonanze non profit”, ha avuto quale relatore d´eccezione il Prof. Arch. Massimo Ricci, esperto di restauro dei monumenti del Forum Unesco” University and Heritage”, Università di Valencia, già Docente di Tecnologia dell´Architettura all´Università di Firenze, che ha curato, per la Fattoria Montecchio e per l´Antica Fornace Montecchio, la realizzazione di anfore in cocciopesto costruite in varie misure e forme, funzionali per la vinificazione e per rendere il processo del tutto simile a quello nella barrique.
Nel settore dell´edilizia, il cocciopesto è stato utilizzato fin dai tempi dei Fenici. Furono successivamente i Romani a perfezionare le tecniche di costruzione con l´impiego di tale materiale come impermeabilizzante, rivestimento di fondo, cisterne, pavimentazione e intonaco.

Ma come si fa ad abbinare la tecnologia dell´architettura antica, applicata per lo più al restauro dei monumenti, a un processo di vinificazione? E´ partito da questa domanda il professor Ricci per arrivare a spiegare l´attuale impiego del cocciopesto e della terracotta per la realizzazione di anfore per la vinificazione.

E´ stato lo studio delle malte da costruzione nelle problematiche di restauro, a portare alla messa a punto dei materiali con i quali poi sono stati realizzati i contenitori da vino, che hanno permesso di ottenere un vino eccezionale come il Priscus.
In particolare gli studi si sono focalizzati sul cocciopesto romano e, dopo qualche tempo, si è potuti arrivare ad ottenere un materiale del tutto simile a quello usato nel I secolo D.C. che, oltre a non essere ovviamente nocivo per le persone, non rilascia nessun tipo di sapore o aroma sul vino, che riesce quindi pienamente a sviluppare le proprie caratteristiche durante il processo di vinificazione e di affinamento. Sempre gli studi effettuati sono stati in grado di provare che lo spessore del materiale, cinque-sei centimetri, risulta essere quello giusto per avere una vinificazione ottimale.


Una tecnica di vinificazione dunque, che riaffiora dal passato – pensiamo che è la seconda più antica, successiva solo all´utilizzo delle pelli di animali – che sta riscuotendo uno straordinario successo anche nel presente. Nell´enologia italiana e mondiale c´è infatti una certa ricerca di materiali nuovi e interessanti, per affiancare quella che è l´enologia tradizionale all´interno del legno. In tal senso, la presenza delle botti in cocciopesto e in terracotta, all´ultima edizione del Vinitaly, nell´aprile scorso, ha suscitato molto interesse fra i produttori.


Durante la conferenza allo Chalet Fontana, il professor Ricci ha mostrato anche alcune immagini delle anfore realizzate, evidenziando come, le parti che a prima vista potrebbero essere considerate soltanto dei decori di tipo estetico, siano invece funzionali alla vinificazione.
“Uno dei valori aggiunti della Fattoria Montecchio, è sicuramente dato dalla presenza all´interno della proprietà, di una fornace artigianale di terracotta” – ha sottolineato durante l´incontro Riccardo Nuti.
La vinificazione e l´affinamento del vino dentro alla terracotta, è iniziato alla Fattoria Montecchio circa tre anni fa, quando l´enologo Stefano Di Blasi, decise di provare questo nuovo tipo di vinificazione, in una maniera piuttosto empirica, ovvero mettendo l´uva in orci di grandi dimensioni.
Soltanto in un successivo momento, complice la presenza e la consulenza del professor Ricci, la Fattoria Montecchio ha deciso di costruire, all´interno dell´Antica Fornace, una serie di manufatti concepiti proprio per l´uso funzionale della vinificazione e dell´affinamento.


Sono delle anfore alte circa un metro e 50, realizzate con la tecnica del “colombino”, che consiste nell´aggiungere al manufatto non più di 10-15 centimetri ogni giorno. Questo perché il peso della terra bagnata nella parte più alta, nel momento dell´asciugatura, andrebbe a cadere. Invece così facendo si crea un struttura solida e con diversificazioni di pressione.
Un ultimo elemento da non sottovalutare è l´economicità: un´anfora in terracotta costa poco più di una barrique, ma la sua durata è sicuramente più elevata.


E il Priscus, il Sangiovese in purezza che porta il nome di un gladiatore romano, è nato proprio così. Un vino particolare, dal colore intenso e con una struttura e un tannino forti. Caratteristiche queste ultime acquisite proprio grazie alla vinificazione e affinazione, per 7/8 mesi, all´interno della terracotta.
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