Vendemmia 2017, viti e uve rosse mature

Vendemmia 2017: Un’annata che si farà ricordare per la qualità. Peccato per la quantità…

Il punto del nostro enologo, Stefano Di Blasi


Il 2017 è stato un anno caratterizzato da temperature più alte delle medie stagionali. A dirlo sono i numeri emersi dalla banca dati Noaa, il National Climatic Data Centre, che registra le temperature mondiali dal 1880. Basti pensare che in Italia, la temperatura raggiunta nel solo mese di luglio, lo ha fatto balzare nella top ten dei mesi più caldi mai censiti in Italia dal 1800. A questo si aggiunge una diminuzione di circa il 40% nelle precipitazioni.
Il clima, neanche a dirlo, ha avuto importanti ripercussioni sul mondo dell´agricoltura e degli allevamenti; e in tutta la Penisola si fa la conta dei danni.


Per capire come sia andata la vendemmia 2017 e quale annata si prospetta per i vini, in particolare quelli della Fattoria Montecchio, abbiamo chiesto di fare il punto della situazione, al nostro enologo, Stefano Di Blasi.


“Quello del 2017 – spiega – è stato un andamento climatico eccezionale ed è quindi all´interno di questa cornice che dobbiamo inquadrare la qualità del vino. Si parla di una grossa riduzione nella quantità del prodotto, su scala nazionale, caratteristica quest´ultima estesa anche alla Francia e alla Spagna, ovvero ai tre principali produttori di vino del mondo”.


Sono tre gli elementi di maggior rilievo che hanno pesato su questa riduzione. Ma ce n´è uno che, a detta dell´enologo, ha influito in maniera preponderante. “Si tratta del ritorno del freddo verificatosi verso la fine del mese di aprile, quando le temperature sono scese sotto lo zero. Una gelata tradiva che ha bruciato buona parte dei fiori della vite che si cominciavano a formare. Questo è un evento che può verificarsi ma, in modo così importante, non accadeva in Italia dal 1997”.




LA CURIOSITA´ SULLE GELATE DEI VIGNETI


“La gelata è una sorta di inversione termica: arriva come se fosse una colata di aria fredda e si va a stratificare nelle aree più basse e più umide di tutti i territori.
Va quindi a bruciare le zone di vigneto un po´ più “sfortunate” operando una selezione, che i nostri antichi conoscevano benissimo, fra i terreni eccezionali e quelli non vocati. Infatti, con tutta probabilità, in talune località del territorio italiano che sono state fortemente colpite dalla gelata, gli antichi non avrebbero mai impiantato dei vigneti, ma li avrebbero magari utilizzati per altre colture come ad esempio il grano.
Ed effettivamente la gelata del 2017, avendo esercitato questa selezione naturale, ha fatto si che i vini di bassa qualità non ci siano. Potrebbero davvero essere tutti dei top”.


L´eccezionalità del fenomeno del gelo tardivo, sempre a detta di Stefano Di Blasi, è legata al fatto di aver colpito a tappeto tutte le regioni italiane, anche quelle del sud, come la Sicilia e la Puglia.
“A questo – prosegue – si è sommata una scarsa piovosità, sia durante l´inverno, sia durante la primavera. Così, i grappoli che si sono sviluppati, sono stati pochi e di dimensioni abbastanza ridotte, perché, in generale, con un minor apporto di acqua la frutta cresce meno”.
Il terzo fattore, in ordine di apparizione, è stato il gran caldo e la conseguente siccità, dei mesi estivi. “Durante la prima settimana di agosto – sottolinea Di Blasi – ci sono state temperature intorno ai 42-43 gradi che hanno provocato delle scottature sulle uve, contribuendo a decimare ulteriormente le quantità: al termine della vendemmia si può parlare di un calo, a livello nazionale, che si assesta su un meno 30%”.


Per contro la qualità sembra invece essere molto buona. “Nel merito delle uve di Montecchio, – specifica l´enologo – abbiamo dei Sangiovesi eccellenti e questo è importantissimo per un´azienda che produce Chianti Classico. Al momento non abbiamo ancora svinato: terminate le fermentazioni alcoliche, abbiamo tutti i vini in macerazione, proprio perché la maturazione delle uve è stata particolarmente buona”.




LE PREVISIONI DI PRODUZIONE ALLA FATTORIA MONTECCHIO


“Le ultime due annate, 2015 e 2016, – evidenzia Stefano Di Blasi – sono state veramente buone per i vini di Montecchio. Per il 2017 possiamo dunque affermare che, qualitativamente, siamo in linea con le due annate precedenti e con quella del 1997, altrettanto memorabile. La previsione può pertanto essere sintetizzata attraverso l´utilizzo di due superlativi assoluti: pochissimo vino ma buonissimo.
L´opposto rispetto a quanto accaduto, ad esempio, nel 2014 quando l´annata non fu eccelsa sotto il profilo della qualità, ma fu prodotto tantissimo; decidemmo infatti di concentrarci soltanto su un ottimo Chianti Classico, tralasciando la Riserva e i vini icona. Quest´anno invece, ad essere priviliegiati, saranno senz´altro i top di gamma. Nella produzione della Fattoria Montecchio, non mancheranno all´appello dell´annata 2017, la Riserva, il Pietracupa e la Papessa. Faremo anche il Chianti Classico ma sicuramente sarà ridotto il numero delle bottiglie. Quindi, paradossalmente, sarà la produzione di base a diventare elitaria.
Quanto al  Priscus (il vino interamente vinificato e affinato nella terracotta n.d.r.), essendo l´ultima uva raccolta, si trova ancora nelle fasi iniziali. Come ormai abbiamo imparato negli ultimi anni, la sua macerazione arriverà fino a gennaio, febbraio: un periodo lunghissimo se pensiamo che, le macerazioni ordinarie, durano in media un paio di settimane. La sua qualità, già dagli assaggi iniziali, sarà, ancora una volta, eccezionale”.


Se dal punto di vista tecnico si è contenti quando si raggiungono delle eccellenze nella qualità, non si può scordare che la diminuzione della quantità potrebbe andare a influire negativamente sul bilancio delle aziende.
“Per compensare il calo quantitativo – conclude l´enologo – c´è già chi prospetta un aumento nei prezzi, ma in realtà la perdita della quantità peserà sulle aziende, molte delle quali sono in sofferenza a causa della crisi degli ultimi anni. Tuttavia, l´evento che ha così fortemente ridotto le produzioni a livello italiano, servirà ad azzerare i magazzini e gli stock sul mercato, per cui aiuterà la ripresa delle vendite dei vini”.


Insomma, affidandosi all´ottimismo, e non potrebbe essere diversamente quando si parla dei vini della Fattoria Montecchio, si può senza dubbio vedere…il bicchiere mezzo pieno.
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